L’interno della Basilica
La prima cappella a sinistra di chi entra è oggi dedicata al fonte battesimale e presenta un dipinto di Luigi Abbate raffigurante Il battesimo di Cristo eseguito nel 1958, posto sulla parete frontale. È documentata la presenza, prima dell’incendio, di un dipinto raffigurante Il battesimo di Cristo, realizzato dal pittore napoletano Francesco Celebrano e datato al 1764, mentre al centro della cappella è situata la vasca battesimale datata al 1478, poggiante su una colonna di marmo di epoca recente e rivestita da una copertura di legno realizzata nel XIX secolo. Sulla vasca battesimale vi è la seguente iscrizione: «† HIC COSISTIT NRA SALUS † SCICIETES GO VEIANT AD AQS †/ MCCCCLXXVIIII/ FONTEM AD FORMAM REDEGIT». Il fonte battesimale in origine era collocato nella prima cappella a destra, ma il parroco don Cesare Cesaro, il cui nome compariva sulla base della colonnetta (prima mutilata, poi eliminata durante i lavori di restauro del 1894) che lo sosteneva, lo trasferì nell’attuale cappella. Nel 1809 furono inserite le balaustrate di marmo commesso, visibili nel loro insieme in una foto anteriore all’incendio, le quali, oggi frammentarie, sono in parte conservate nel Museo Sansossiano. Nella terza cappella a sinistra, in alto a destra, è posto il busto ligneo raffigurante San Vincenzo Ferreri. La cappella, in passato gestita dalla confraternita del santo domenicano, presenta un altare dedicato a san Vincenzo, che era sormontato dalla tela di Salvatore Postiglione. Sebbene i recenti lavori di restauro ne abbiano alterato l’originaria struttura, la scultura di San Vincenzo Ferreri, di pregevole fattura, è databile alla metà del XVIII secolo, e probabilmente fu commissionata in seguito all’istituzione della congrega. In occasione della festività di san Vincenzo, il busto veniva adornato con tre oggetti d’argento (i tre attributi iconografici del santo, ossia un’aureola, una tuba ed un libro con l’iscrizione «TIMETE DEUM ET DATE ILLI HONOREM», sono oggi conservati nel Museo Sansossiano). In occasione dei restauri di fine Ottocento, la congrega di San Vincenzo fece apporre nella cappella la seguente iscrizione: «LA CONGREGA DI S. VINCENZO FERRERI/ FECE/ PER CURA E COL CONSIGLIO DEI FRATELLI DECIO E NICOLA FERRO/ ORNARE DI MARMI E DI STUCCHI/ QUEST’ALTARE E QUESTA CAPELLA/ E DIPINGERE AL POSTIGLIONE/ QUEST’EFFIGIE/ MDCCCXCIV». Nei pressi dell’altare maggiore sono presenti due piccole nicchie poste ai lati dell’abside: in quella di sinistra è collocata la scultura raffigurante il Sacro Cuore di Gesù realizzata da Enrico Pedace nel 1909, in legno scolpito e dipinto, mentre sul lato destro è presente la statua di Sant’Antonio di Padova, in cartapesta modellata e dipinta nel XX secolo da una bottega meridionale. L’abside centrale è decorato con il mosaico monumentale su disegno dell’architetto della Scuola Vaticana Enrico Gaudenzi, datato al 1955 e raffigurante la Madonna col Bambino tra i santi Sossio, Giovanni Battista, Giuliana e Nicola di Bari, che riprende l’iconografia della tavola cinquecentesca. Sulla base del mosaico si legge la seguente iscrizione: «IOANNE VERGARA PAROCHO SOSIO VITALE SODALICII S. SOSII PRIORE CURANTE HENRICO GAUDENZI AUCTORE VATICANAE SCHOLAE MUSARII CIVIUM AERE CORROGATO PREFECERUNT A.D. MCMLV.». Di notevole fattura risulta essere il busto raffigurante Santa Lucia, in legno scolpito e dipinto verso la fine del XVII secolo. Esso è posto nella cappella dedicata alla Santa ed è circondato da molti ex voto. I vari lavori di restauro ne hanno però coperto le caratteristiche originarie e non permettono una datazione più precisa. Bisogna ricordare che la scultura fu oggetto di restauro dell’artista Enrico Pedace nella prima metà del Novecento. La cappella di Santa Lucia, in passato gestita dalla famiglia dei Biancardi, presentava sull’altare una tela datata al 1716, sulla quale erano raffigurati la Vergine e i santi Lucia, Agata, Sebastiano e un altro santo ignoto, così come riporta il Costanzo nella sua opera: «la tela su l’altare rappresenta la Vergine con i Santi Lucia, Agata, Sebastiano ed un altro santo ignoto, ai piedi vi è un ritratto, creduto del Biancardi, con l’iscrizione: Sumptibus D.ni Mariani Biancardo Nicolaus Rossi Pingebat 1716». Dall’iscrizione deduciamo che il dipinto fu realizzato dal pittore napoletano Nicola Maria Rossi (Napoli 1690-1758), entrato nella scuola del Solimena nel 1716, a soli 16 anni. Particolarmente interessanti sono due sculture poste nella cappella del Buon Consiglio, situata nella navata destra della Basilica: Santa Giuliana, in gesso modellato e dipinto, realizzata dall’Arizzi
negli anni ’70 e posta nella nicchia di sinistra e la statua di Santa Teresa in cartapesta modellata e dipinta, realizzata da Giuseppe Manzo nel 1927, adagiata all’interno dell’altare. A chiusura del percorso, poste tra la prima cappella e la seconda campata destra della Basilica, vi sono altre tre sculture lignee. In una nicchia posta in alto sopra l’ingresso della sacrestia è posto un San Giovanni Evangelista, databile tra il XVIII ed il XIX secolo. Nella prima cappella di destra, invece, sono collocate una scultura rappresentante l’Addolorata ed un Cristo deposto. Databile tra la fine del XVII secolo e gli inizi del XVIII secolo, il Cristo deposto è senza dubbio un’opera di livello superiore. Benché l’autore abbia enfatizzato al massimo la drammaticità, andando oltre il pathos richiesto dallo stesso argomento iconografico, il corpo torturato del Cristo è realizzato con delicatezza ed eleganza.