La tavola attribuita ad Andrea Sabatini da Salerno

La tavola attribuita ad Andrea Sabatini da Salerno

42_-tavola-di-Andrea-Sabatini-da-SalernosIl dipinto più rappresentativo della Pinacoteca Sansossiana risulta essere un frammento di tavola d’altare raffigurante i Santi Sossio e Giovanni Battista. Il frammento faceva parte di una tavola datata alla metà del XVI secolo, attribuita dagli studiosi locali ad Andrea Sabatini da Salerno e a Marco Pino, poi ricondotta alla cerchia di Giovanni Filippo Criscuolo, un esponente del rinascimento napoletano. La pittura campana e quella napoletana in particolare, furono influenzate da artisti quali il Bramante, Pedro Fernandez, lo Scacco e altri, mentre in una seconda fase fu dominata dalla cultura classicistica, non solo tramite le opere dello stesso Raffaello, ma anche attraverso altri artisti i quali, lungo l’itinerario Firenze – Roma, o Milano – Roma, avevano arricchito la loro formazione alla luce delle opere di Leonardo e di Michelangelo prima della Cappella Sistina14. In questo clima, è importante sottolineare che al centro della spiritualità napoletana c’era l’ordine benedettino delle chiese degli Olivetani e dei Santi Severino e Sossio le cui vicende s’intrecciarono strettamente con le vicende stesse della città. La svolta raffaellesca in Campania avviene soprattutto con Andrea Sabatini da Salerno, il quale dovette conoscere l’Urbinate intorno al 1512, portando con sé uno stile che sintetizza elementi lombardi, desunti da Cesare da Sesto, ma anche dello Scacco e persino da Pedro Fernendez, col linguaggio raffaellesco più precoce. Più plausibile dunque, l’attribuzione fatta dallo studioso locale Franco Pezzella, il quale riconduce la tavola a Giovan Filippo Criscuolo, napoletano di nascita, chiaramente influenzato dal Raffaello, mediato attraverso Andrea Sabatini da Salerno, che le fonti sei e settecentesche ricordano come suo maestro. Da studi recenti, la tavola è stata ricondotta a Leonardo da Pistoia, attivo a Napoli sin dal 1522, che il Vasari definisce allievo del Penni, e che prima di giungere a Napoli aveva lavorato a Lucca e a Roma (la somiglianza stilistica con la tavola raffigurante San Michele Arcangelo in Santa Maria del Parto a Mergellina è molto forte). Fino al XVIII secolo il frammento decorava lo spazio sovrastante l’altare maggiore e raffigurava una Madonna in trono con Bambino e Angeli nella parte centrale e i santi Giovanni Battista, Sossio, Nicola e Giuliana posti ai lati. In seguito, e precisamente nel 1748, fu sostituita dal dipinto del De Mura andato perduto durante l’incendio.